L’autore: “Rielaborare un capolavoro è un momento di studio e introspezione. Guccione si è confrontato con Michelangelo e altri grandi del passato. Battiato con le cover dei big ha inciso quella meraviglia di Fleurs”
Modica (Rg) – Con i suoi tre metri per cinque è l’opera più grande mai realizzata da Caravaggio, oltre a essere quella che nel 1608 gli valse l’onorificenza della Croce di Malta (e il dono di due schiavi). Custodita a La Valletta, nell’Oratorio omonimo all’interno della Concattedrale, la “Decollazione di San Giovanni Battista” è un capolavoro dal potente realismo che, oggetto di studio e approfondimento nell’ultimo anno da parte di Giuseppe Colombo, sarà protagonista con una piccola raccolta di otto d’après, di una raffinatissima omonima mostra allestita a Modica negli spazi di Lo Magno Artecontemporanea (Giuseppe Colombo. “Dalla decollazione di San Giovanni Battista”, da Caravaggio”, fino al 30 aprile). A cura di Giuseppe Lo Magno, il progetto espositivo si completa di un saggio critico della storica dell’arte Rischa Paterlini.
A Modica la scena corale e la straziante drammaticità del grande capolavoro della decapitazione di San Giovanni Battista si scompone in una sequenza di cinque ritratti: uno ad uno i singoli attori diventano protagonisti della narrazione di Giuseppe Colombo che per ognuno di loro esplora sentimenti, mette a nudo l’anima, indaga la mimica e i gesti, quasi a penetrare il tessuto materico del segno di Caravaggio. Una frammentazione delle parti che, grazie alla sensibilità di Colombo, vivifica i dettagli e finisce per amplificare la portata emotiva dell’insieme. Dopo l’ancella, la vecchia, il carceriere, il carnefice e lo stesso San Giovanni Battista, a concludere infatti la sequenza dei d’après – la rielaborazione da parte di un’artista di un’opera di un altro artista cui si ispira, che considera proprio Maestro o a cui rende omaggio – è una formidabile riproduzione a matita e carboncino dell’intero quadro d’insieme.
Spiega Rischa Paterlini: “Utilizzando pastelli acquerellabili e carboncini su carta semi ruvida, Colombo oggi, attraverso il suo personale “mondo figurativo”, pretende attenzione per i dettagli che cura in modo maniacale, chiedendo ai nostri occhi di osservare uno ad uno i protagonisti che compongono la scena: la giovane in un angolo che porta un bacile di cui ne realizza addirittura tre studi, il carceriere che sta ad osservare impassibile la scena, il carnefice, la donna anziana con le mani al volto e infine quella macchia di sangue che scorre dal collo del Battista (e che Caravaggio, audacemente, utilizzò per la sua firma sull’opera). Per ognuno dei personaggi una carta, così da studiare ogni dettaglio fino a liberarne l’anima e non concedere nulla al caso (…) Nulla infatti in questi volti rimane nascosto: il coraggio, l’inquietudine, la paura, la rassegnazione, l’aggressività, si offrono all’osservatore permettendoci di leggere grazie al potente realismo, unito alla trascrizione di ogni dettaglio memore dei pittori rinascimentali del nord Europa, i drammi che stiamo vivendo ai giorni nostri”.
Quanto alla scelta di cimentarsi coi d’après, di “rifare” i grandi dell’arte, Colombo cita il suo stesso maestro, Piero Guccione, autore di piccoli pastelli sia di questa stessa opera di Caravaggio che di capolavori di Michelangelo, Tiepolo, Raffaello, Velasquez e Friedrich. E, trasponendo il discorso in musica, arriva a citare Franco Battiato e il suo “Fleurs”, album di cover, lirico e confidenziale, amatissimo dai fans sebbene privo dell’originalità dei contenuti tanto apprezzata nel compositore. “Quando “rifai” un Maestro – commenta Colombo – è sempre un importante momento di studio, certamente anche di riposo creativo, di sedimentazione, di interiorizzazione. Entro nella trama del dipinto, mi nutro della sua atmosfera, indago le pose, lo faccio mio. Una specie di corso di aggiornamento, perché per quanto tu a cinquant’anni, come me adesso, possa padroneggiare la tecnica, non finisci mai di studiare e di imparare. E di questa “Decollazione” mi affascina la bellezza del sacrificio. Forse, più dell’estetica, ad interessarmi è la teatralità della scena: come teatro della vita”.
Completa l’esposizione una litografia con il soggetto dell’ancella realizzata a Helsinki, l’estate scorsa, in uno tra i più prestigiosi laboratori litografici internazionali. L’opera fa parte del ciclo in mostra con “Tous les matins du monde”, bipersonale con il finlandese Kuutti Lavonen dedicata al barocco. Un video, realizzato dal filmaker finlandese Aleksi Sirviö e che sarà proiettato in sala, documenta con la voce narrante di Giuseppe Colombo i vari processi di realizzazione della sua litografia, una delle più antiche tecniche di incisione (nasce a fine ‘700). Un lavoro che impone metodo e precisione, prevede la scalfitura di una o più matrici di pietra e l’uso di inchiostri calcografici.
La mostra – alla quale è dedicato un catalogo digitale, consultabile sul sito della galleria – è visitabile dal martedì al sabato, orari 10-13 e 17-20. Ingresso libero.
Giuseppe Colombo
Nasce a Modica nel 1971, dove vive e lavora. Evidenzia la sua inclinazione per la pittura fin da ragazzo attratto da fotografie di opere di classici e di quadri di pittori contemporanei come Picasso e Goya, appesi alle pareti di casa, dei quali eseguiva copie. Si iscrive all’Istituto d’Arte di Comiso. Successivamente all’Istituto d’Arte di Urbino, dove sceglie i corsi d’incisione, e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Qui ha modo di frequentare sia le gallerie più impegnate sul versante dell’Avanguardia sia i musei di arte storica. Sarà questo il momento della scelta definitiva nel dedicarsi alla pittura, anche in virtù di studi su Cézanne. Alla fine degli anni novanta rientra in Sicilia, nella sua città. Qui le sue opere sono apprezzate da Piero Guccione e ben presto sarà tra gli esponenti storici del Gruppo di Scicli.
Tra le innumerevoli mostre, vanno citate Il Gruppo di Scicli, presso Palazzo Sarcinelli, a Conegliano (Treviso), curata da Marco Goldin, del 2001, La Luce infinita, Per amore, Quindici anni di scelte a Palazzo Sarcinelli, entrambe realizzate a Conegliano nel 2002 da Marco Goldin, che cura pure le successive due personali dell’artista, nel 2003, Colombo, Opere 1999-2003, e nel 2005, Colombo, Nature morte e ritratti, Vicenza, Artefiera.
Nel 2003 l’olio San Giorgio, Notturno entra nella collezione permanente del Senato della Repubblica. Nel giugno del 2011 viene invitato a Helsinki, per una esposizione alla quale collabora l’Istituto Italiano di Cultura, presso il Verla Mill Museum; in questa occasione l’artista realizza una raffinata litografia. Nello stesso anno viene invitato da Vittorio Sgarbi alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, e nel settembre del 2012 partecipa a Il Gruppo di Scicli, Contemporary Painters and Sculptors From Southern Sicily, Bernarducci-Meisel Gallery, a New York. Sempre nel 2012 e poi nel 2013 collabora con Stefano Malatesta, curatore di due sillogi di racconti (editi da Neri Pozza), Viaggio in treno con suspense e Quel treno per Baghdad. Del 2014 sono Attorno a Veermeer, a cura di Marco Goldin, Vittoria Sperimenta, direttore artistico Giovanni Robustelli, Arte per Kamarina, a cura di Elisa Mandarà, Artisti di Sicilia, mostra itinerante, che abbraccia anche il 2015, a cura di Sgarbi. Del 2015 sono due mostre col Gruppo di Scicli, entrambe curate da E. Mandarà: Colore per la terra, a Ragusa, a Palazzo Garofalo, evento legato a Milano Expo 2015, e Ibleide terra e luce. Trentacinque anni del Gruppo di Scicli, tenutasi a Palazzo Reale (Palermo). Del dicembre 2015 è l’antologica Opere 1999-2015, nel Convento del Carmine di Modica, a cura di Paolo Nifosì e Tonino Cannata.
Seguono nel 2016 le mostre The Light of Sicily, presso la Francis Maere fine art gallery (Gent, Belgio), Realismi italiani contemporanei (Casa d’arte Miglio, Catanzaro), Metafisica della luce (Galleria Ventoblu, Polignano a mare) e Nature Variabili (Convento di Santa Maria della Croce, Scicli). Del 2017 sono le mostre Confinus, confini e aperture (Casa museo J.H.Erkko, Helsinki), Bozzetti, disegni, scenografie della Cavalleria Rusticana, nel Foyer del Teatro Garibaldi di Modica; Imago mundi, identità siciliane, (Magazzini Culturali della Zisa di Palermo), Forni50 (1967/2017) alla Galleria Forni di Bologna; e la mostra itinerante Migrantes (Palazzo Garofalo di Ragusa, poi a Comiso e Vittoria).
Nel 2018 Giuseppe Colombo espone nel cuore del Parco della Valle dei Templi di Agrigento, con la personale “Di memorie, di reale” a cura di Elisa Mandarà (Villa Aurea); in estate partecipa alla collettiva La mia Sicilia (Galleria Forni, Bologna) e poi in Finlandia con la mostra Kymmenen X Totta (Galleria Linnankatu, a Savonlinna). Nel 2021 in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura ha esposto ancora in Finlandia con “Tutte le mattine del mondo” e in coppia con l’artista finlandese Kuutti Lavonen (Galleria Duetto, Helsinki).
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