Lucca – In occasione del 22 febbraio, ci preme ricordare l’anniversario della scomparsa di due vittime innocenti della criminalità: Rossella Casini e Salvatore Mineo. Due casi simbolo. Due esempi di coerenza con i principi di legalità e lotta alla mafia che si sono ritrovati in un ambiente difficile da decifrare, feroce, pervaso da dinamiche e costumi barbarici, eppure fortemente connesso con l’economia reale.
Rossella, fiorentina, venticinquenne, vittima della faida di Palmi, che in Calabria, nel 1981, stava insanguinando un territorio ben circoscritto nella zona di Reggio Calabria rappresenta uno degli omicidi più raccapriccianti della ‘Ndrangheta. Leggere gli eventi e le sentenze che condussero alla morte la studentessa risulta veramente inquietante e infonde un senso di malinconia profonda: la giovane cercava disperatamente di allontanare il proprio fidanzato, Francesco Frisina, da un imprinting intriso di violenza e omertà, suggerendogli di testimoniare e rivelare i lati più oscuri dei rapporti tra le ‘ndrine Gallico – Frisina e Porpiglia-Condello, ma incontrò la brutalità e la violenza anche della famiglia Frisina, che ne pretese la morte, come racconta il pentito palermitano Vincenzo Lo Vecchio.
L’ordine spietato fu “Fate a pezzi la straniera”.
Soltanto il 2 giugno 2019 lo Stato italiano riconosce i meriti di Rossella Casini, per cui viene insignita dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della medaglia d’oro al valore civile, con la seguente motivazione: “Studentessa universitaria fiorentina, legatasi sentimentalmente a un uomo rivelatosi successivamente esponente della malavita calabrese, pur consapevole dei gravi rischi, lottò tenacemente per convincere il fidanzato a troncare ogni legame con il mondo criminale, rivelando all’Autorità giudiziaria quanto appreso dallo stesso sulla cosca di appartenenza”
Il secondo nome è quello di Salvatore Mineo, un commerciante con sede a Bagheria, che decise di opporsi al racket. Fu assassinato brutalmente nel 1992.
Le due vittime che vogliamo ricordare oggi hanno in comune la fermezza con cui hanno cercato di esprimere valori diversi da quelli di una realtà contaminata e ostile.
Nelle aule didattiche non si deve solo rendere omaggio al coraggio di due cittadini comuni ma dalla sensibilità civica fuori dal comune, bensì tale triste ricorrenza deve diventare occasione per spiegare come omertà e racket alimentino il potere delle organizzazioni criminali. Simulazioni e laboratori incentrati sulla conoscenza dei fenomeni in questione possono rafforzare la cultura della legalità. Incentiviamo percorsi di Educazione civica incentrati proprio su tali aspetti in modo da coinvolgere gli studenti e far nascere un movimento studentesco per la cittadinanza attiva.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU