Trapani – Anche quest’anno è stata pubblicata la classifica nazionale su base provinciale estesa ai 25 comuni trapanesi circa la qualità della vita in Italia stilata da Il Sole 24 Ore. Novanta gli indicatori presi in considerazione, alcuni di essi all’esordio assoluto come ad esempio gli indici sulle generazioni (bambini, giovani e anziani) e sulle disparità di genere oltre ai dati sul numero di farmacie e quelli relativi agli infortuni sul lavoro. La provincia di Trapani si piazza al 105esimo posto, perdendo 4 posizioni rispetto allo scorso anno. Sebbene gli sforzi dell’Amministrazione del capoluogo (come di altri sindaci siano molteplici, non solo nel campo ecologico – ambientale, anche ad esempio vedasi balzo in avanti per le percentuali di raccolta differenziata) specialmente quelli in merito agli eventi culturali, ai finanziamenti per rilanciare zone abbandonate, interi quartieri ed immobili storici da decenni non più utilizzati, questo non basta. Sono proprio gli indicatori non riconducibili alle attività dirette dei comuni ma presi in considerazione dal Sole 24 Ore a dimostrare come necessitino maggiori e più incisive politiche a livello nazionale e regionale per spingere in alto la Sicilia: lavoro, giustizia, ricchezza e consumi non possono dipendere infatti dalle singole amministrazioni che poco hanno a che vedere con i canoni considerati dall’analisi odierna del popolare quotidiano.
«Chiediamo da tempo ed a gran voce un maggiore sforzo tanto a livello di Governo centrale quanto alla Regione Siciliana – dichiara il Sindaco Tranchida – affinché i Sindaci non vengano lasciati soli a combattere ogni giorno contro ostacoli che la burocrazia continua a frapporre tra sviluppo e arretratezza. Vogliamo rendere questo territorio appetibile e da oltre 3 anni stiamo proferendo ogni sforzo ma ci rendiamo conto che nulla possiamo se da Palermo la politica, in primis, non decide di limitarsi al ruolo proprio di legislatore relegando ai comuni il potere/dovere di spesa nell’ambito delle priorità socio economiche territoriali. Confidiamo in in cambio di verso, non più rinviabile».