A cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica, Mauro Stocco
Mostra organizzata da Musei Civici d’Arte Antica | Istituzione Bologna Musei
In collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia
Con il patrocinio di Association internationale pour l’histoire du verre – Comitato Nazionale Italiano e International Year of Glass 2022
Bologna – Per celebrare la donazione della preziosa raccolta di vetri collezionata da Bruno Cappagli e Liana Serretti, i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna sono lieti di presentare la mostra Vetri dal Rinascimento all’Ottocento. La donazione Cappagli Serretti per i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna promossa in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo (conservatore Museo Davia Bargellini, Bologna), Massimo Medica (direttore Museo Civico Medievale e Museo Davia Bargellini, Bologna) e Mauro Stocco (conservatore Museo del Vetro, Murano).
L’esposizione, allestita al Museo Civico Medievale dal 13 novembre al 18 aprile 2022, consente di ammirare per la prima volta l’intera inedita collezione acquisita nel 2020 dal Comune di Bologna, grazie al gesto di cospicua generosità voluto dalla signora Liana Serretti, toscana di origine e bolognese di adozione, quale segno di ringraziamento e riconoscenza verso la città che ha accolto e ospitato la sua famiglia.
Con la destinazione all’Istituzione Bologna Musei, viene assicurato alla fruizione e alla valorizzazione pubblica un nucleo collezionistico composto da 117 vetri – per oltre 150 pezzi tra manufatti singoli, coppie e servizi – databili dal XVII al XIX secolo che incrementa il già cospicuo patrimonio permanente di vetri dei Musei Civici d’Arte Antica, integrandone e implementandone la varietà di manufatti per tipologie e provenienze geografiche.
Nelle sedi del Museo Civico Medievale e del Museo Davia Bargellini sono infatti conservate ricche raccolte in cui spiccano alcuni capolavori dell’arte vetraria, tra cui il rarissimo calice blu decorato a smalto e dorature con l’Adorazione dei Magi, considerato uno dei vetri più antichi e preziosi del Rinascimento italiano e attribuito alla mano del muranese Angelo Barovier (1405-1460), celebre inventore del vetro cristallino simile al cristallo di rocca.
La donazione si completa con la cessione di oltre 50 pubblicazioni specialistiche sulla storia dell’arte vetraria acquistate nel corso di oltre quarant’anni di passione collezionistica coltivata in un’assidua ricerca tra i più importanti antiquari e case d’asta nazionali e internazionali, consultabili presso la Biblioteca dei Musei Civici d’Arte Antica, situata al primo piano del Lapidario del Museo Civico Medievale, dove hanno arricchito il patrimonio bibliografico dedicato ai temi della Storia dell’Arte Medievale e Moderna.
La collezione Cappagli Serretti si distingue per l’altissimo pregio non solo per il considerevole numero di oggetti e per la loro indubbia qualità artistica, frutto di un preciso e raffinato gusto estetico, ma anche e soprattutto per il fatto che essa consente un’ampia ed esaustiva panoramica su tutte le principali manifatture europee dal Seicento all’Ottocento, di cui è possibile apprezzare le più interessanti evoluzioni negli indirizzi formali e stilistici.
La mostra allarga infatti lo sguardo ben oltre gli orizzonti italiani per conoscere, ad esempio, il mondo vetrario anglosassone e spagnolo del Settecento, documentati rispettivamente dai calici decorati a spirali di lattimo e dai motivi decorativi di matrice islamica dalla brillante tavolozza cromatica, o la colorata produzione boema del periodo Biedermeier, con la vasta produzione di vetri smaltati e incisi.
Le varie manifatture sparse nel continente non costituivano mondi a sé stanti, isolati gli uni dagli altri, erano in realtà in stretta relazione condividendo tecniche, forme e motivi decorativi, pur mantenendo sempre caratteri specifici, in relazione alle differenti condizioni storiche, sociali e politiche di ogni singolo paese. Spicca per unicità e qualità tecnica il gruppo di opere del Seicento veneziano, noto per lo stile fantasioso, talvolta fino al bizzarro, che ama sperimentare nuove tecniche decorative, con eccellenti livelli di virtuosismo raggiunti nella funzione decorativa a discapito di quella d’uso.
Nata nel XVI secolo sulla scia del successo del vetro veneziano in Europa e in conseguenza della massiccia diaspora dei vetrai muranesi verso Paesi Bassi, Germania, Inghilterra e Spagna, la vasta produzione “à la façon de Venise” prosegue per circa due secoli, risentendo sempre di più delle tradizioni del luogo di origine.
La rappresentazione della leggerezza, fragilità e trasparenza del vetro nel linguaggio pittorico trova emblematico riflesso in mostra nel dipinto Lot e le figlie di Alessandro Tiarini (1577-1668), in cui le due figlie del patriarca fanno ubriacare il padre, servendogli del vino contenuto all’interno di un calice veneziano. Si tratta di una riproposizione pressoché fedele dell’esemplare riferibile alla fine del XVI secolo conservato al Museo Davia Bargellini, da cui proviene la stessa tela del pittore bolognese, appartenente alla rara collezione Verzaglia Rusconi composta da 138 vetri soffiati e intagliati di Murano e Boemia.
Ben documentato dagli oggetti esposti in mostra è il fenomeno, ancora poco studiato, della produzione veneziana ed europea settecentesca a imitazione di quella boema, che testimonia la progressiva crisi economica dell’industria veneziana e l’affermazione di nuove centri produttivi che stimolano un cambiamento di gusti e forme. La grande svolta settecentesca nella storia del vetro è rappresentata dal diffondersi di nuove tecniche originate nell’Europa settentrionale, che già verso la fine del XVII secolo segnano la fine della supremazia del vetro veneziano dopo secoli di incontrastato predominio. Il superamento dell’influenza muranese si deve principalmente all’innovazione del processo di composizione delle paste vitree con l’utilizzo di di nuovi materiali, come il piombo e il potassio.
Accanto ad oggetti pregiati presenti nelle tavole aristocratiche o borghesi di tipologia (alzata, bottiglia, calice, fiasca) e usi diversi (bicchiere da vino, bicchiere da liquore, vetri da presentazione, d’apparato, reliquari) è presente nella collezione anche un notevole gruppo di oggetti “popolari” o di uso più corrente, quali i vetri utilizzati nelle spezierie come strumenti da laboratorio (storte, imbuti, versatoi).
Oltre a determinare un ingente incremento del patrimonio civico, la donazione della collezione Cappagli Serretti ha consentito lo sviluppo di collaborazioni virtuose sia sul piano della ricerca che della didattica. Grazie alla preziosa consulenza tecnico-scientifica della direzione e dello staff curatoriale del Museo del Vetro di Murano afferente alla Fondazione Musei Civici di Venezia, tutti i pezzi della collezione sono stati studiati e catalogati, con il fine di ricostruirne epoca di costruzione, manifattura di produzione, area di provenienza, materiali costitutivi, caratteristiche stilistiche e formali.
La progettazione dei materiali di comunicazione visiva dedicati alla mostra è stata realizzata coinvolgendo oltre 50 allievi del quinto anno del Liceo Artistico “Arcangeli” di Bologna, indirizzo grafica. In linea con una didattica che prevede uno stretto dialogo con il territorio, la collaborazione ha permesso a studenti e studentesse di applicare le nozioni di progettazione grafica e laboratorio a un compito di realtà, divenendo essi stessi protagonisti della comunità locale, conoscitori e divulgatori di cultura. Tale esperienza si è rivelata altamente proficua e funzionale dal punto di vista formativo e professionalizzante, offrendo una concreta possibilità di crescita e progettualità per il settore culturale.
A documentazione della mostra e della collezione, Silvana Editoriale pubblica un catalogo a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Massimo Medica, contenente schede scientifiche dei singoli oggetti redatte da Mauro Stocco sulla base di una precedente meticolosa ricerca di schedatura curata da Liana Cappagli Serretti. Completano la pubblicazione testi introduttivi di Liana Cappagli Serretti, Maurizio Ferretti (direttore Istituzione Bologna Musei), Françoise Barbe (conservatrice Département des Objets d’art, Musée du Louvre, Parigi) e Chiara Squarcina (Dirigente Area Musei Fondazione Musei Civici di Venezia), saggi di Massimo Medica e Mark Gregory D’Apuzzo e fotografie di Roberto Serra.
L’esposizione si avvale del patrocinio del Comitato Nazionale Italiano di Association Internationale pour l’Histoire du Verre – AIHV, organismo internazionale dedicato allo studio e alla promozione del vetro in tutti i suoi aspetti: dall’archeologia al design, dalla ricerca alla produzione artistica, senza dimenticare gli aspetti tecnologici e storico-economici della produzione.
La concessione del patrocinio è stata inoltre accordata da The International Year of Glass 2022, iniziativa riconosciuta dalle Nazioni Unite per celebrare il ruolo essenziale che il vetro ha e continuerà ad avere nella società, sottolineando l’importanza tecnologica, scientifica ed economica di questo materiale trasformativo spesso invisibile che è, però, alla base di tante tecnologie e può facilitare lo sviluppo di società più giuste e sostenibili per affrontare le sfide della globalizzazione.
Per una circostanza tanto singolare quanto fortuita, nello stesso periodo di apertura della mostra, alcuni dei vetri più prestigiosi appartenenti ai Musei Civici d’Arte Antica sono visibili nell’esposizione Émailler le verre à la Renaissance. Sur les traces des artistes verriers, entre Venise et France organizzata dal Musée du Louvre al Musée national de la Renaissance – Château d’Écouen, alle porte di Parigi, in corso fino al 14 febbraio 2022. Incrociando i contributi della storia dell’arte, dell’archeologia e delle analisi scientifiche, il percorso espositivo illumina la storia delle relazioni artistiche, economiche, politiche, fra Italia e Francia in età moderna attraverso la prospettiva dei vetri smaltati e dorati del Rinascimento, particolarmente apprezzati e imitati in Europa a partire dalla fine del XV secolo.
Un riconoscimento internazionale al valore delle collezioni bolognesi che la donazione Cappagli Serretti non potrà che rendere ancora più straordinario.