Roma – Dal 6 ottobre al Museo di Roma in Trastevere la mostra “Calogero Cascio. Picture Stories, 1956 – 1971”. Fino al 9 gennaio 2022 oltre 100 stampe fotografiche ripercorrono, per la prima volta, l’attività e la personalità del fotoreporter siciliano, uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento.
«Sarà aperta al pubblico dal 6 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 al Museo Roma in Trastevere la mostra fotografica Calogero Cascio. Picture Stories, 1956-1971 che rende omaggio per la prima volta all’attività di uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento, Calogero Cascio (Sciacca – AG, 1927 – Roma, 2015), fotoreporter siciliano che, dalla metà degli anni Cinquanta ai primi anni Settanta, raccontò, attraverso il suo sguardo fotografico, situazioni e momenti tra i più significativi dell’epoca.
L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ed è curata dalla storica della fotografia Monica Maffioli, con la collaborazione di Natalia e Diego Cascio, figli dell’artista. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Monica Maffioli, Ferdinando Scianna e Francesco Zizola.
L’ingresso è gratuito per i possessori della MIC card.
La mostra, insieme al catalogo che l’accompagna, rappresenta il primo lavoro antologico e storico-critico dedicato al fotoreporter siciliano. Il percorso espositivo ripercorre, attraverso una serie di oltre 100 tra stampe fotografiche originali d’epoca e stampe recenti da negativi originali, non solo il suo impegno e la qualità professionale nel testimoniare un racconto visivo di quasi vent’anni di storia fatta di uomini, luoghi ed eventi, ma anche l’opportunità per apprezzare una personalità sagace, ironica, pronta al confronto, attiva nel contribuire al dibattito sulla cultura fotografica nazionale.
Stabilitosi a Roma nel 1949, dopo gli studi universitari e una breve carriera di medico nelle borgate romane, Cascio sceglie la professione di fotoreporter ed entra in contatto con il mondo dell’editoria che aveva visto la nascita, nel dopoguerra, di importanti periodici illustrati come “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio dal 1949 al 1966, e “L’Espresso”, fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari.Proprio con “Il Mondo” stabilisce un rapporto privilegiato, un continuo e vivace scambio di opinioni con il suo direttore che, a suo parere, tende a pubblicare «foto belle, ma poco “vigorose”», nelle quali è assente lo spirito del vero fotogiornalismo, il racconto della storia e dei suoi conflitti, di cui la guerra nel Vietnam era il simbolo.
Molte sono le immagini di Cascio pubblicate su “Il Mondo” tra il 1957 e il 1966, oggi conservate nel fondo fotografico del settimanale presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alcune delle quali esposte in questa mostra, costituendo uno dei principali “corpus” fotografici dell’autore siciliano, oltre all’archivio dello stesso Cascio.
Con i fotografi Caio Garrubba, Antonio e Nicola Sansone condivide l’ideale del reportage giornalistico come azione “politica” e, insieme a loro, fonda nel 1963 l’agenzia RealPhoto, contribuendo con Ermanno Rea, Plinio De Martiis, Franco Pinna alla “scuola romana” del fotogiornalismo.
Nel 1963 il più attento critico della fotografia italiana di quegli anni, Piero Racanicchi, recensiva sulla rivista “Popular Photography” il servizio fotografico realizzato da Cascio nella città indiana di Chandigarh, progettata ex novo un decennio prima da Le Corbusier: «Calogero Cascio ha il pregio di scrivere nella stessa maniera in cui fotografa: la sua intelligenza visiva lo porta verso uno stile narrativo sciolto e scorrevole, fatto di impressioni e di riflessioni, che punta al nocciolo delle cose, scarta le situazioni marginali, affronta gli argomenti con immediatezza, di fronte, senza concedere nulla alla fantasia e al descrittivismo».
La sua indagine “sociale” e la tensione di testimone degli eventi non lo portano, quindi, a esplorare solo le strade e le campagne della Sicilia e le aree periferiche di Roma e di molte altre realtà italiane, ma lo conducono a indagare anche i territori oltre confine, a visitare a lungo molti Paesi del medio e dell’estremo Oriente – Israele, Egitto, Vietnam, India, Nepal, Laos, Thailandia – e del Sudamerica – Brasile, Perù, Colombia, Venezuela -, riportandone delle narrazioni visive, delle “storie per immagini” di impronta antropologica, sociologica e politica, caratterizzate però da uno sguardo empatico, capace di cogliere in ogni contesto il valore universale dell’uomo. È quello stesso sguardo che fin dalle sue prime fotografie, realizzate in Sicilia, sua terra natale, e scattate nei paesi dell’agrigentino piuttosto che a Palermo, lo guida nel testimoniare le condizioni di lavoro e i sottintesi politici che interagiscono nello sviluppo economico e sociale della regione, alimentando la cultura della mafia e la paura del cambiamento. Sono immagini di grande efficacia evocativa, nel segno della fotografia documentaria ma anche “umanista”, che negli anni Cinquanta indaga il Meridione italiano, con una “passione civile” che trova nella fotografia lo strumento per rivelare con lucidità intellettuale la realtà che si presenta allo sguardo.
Spesso accompagnati da suoi testi, i servizi fotografici di Cascio trovano spazio nei più importanti quotidiani e periodici americani ed europei degli anni Sessanta e Settanta come “New York Times”, “Life”, “Look”, “Stern”, “Paris Match” e, in Italia, oltre ai già citati, “L’Europeo”, “La Stampa”, “Paese Sera”, distinguendosi per la loro volontà di denuncia delle diseguaglianze sociali, della condizione degli “sconfitti” da parte di una società priva di umanità nei confronti degli ultimi.
L’ideale di “un cambiamento radicale delle strutture della società” lo porta a collaborare con “Vie Nuove”, periodico legato al Partito Comunista Italiano, così come con “Famiglia Cristiana”, ma soprattutto nutre il racconto dei suoi quattro fotolibri: Lazzaro alla tua porta, pubblicato nel 1967 con l’amico Garrubba, Quando io grido a te, del 1973 e con i testi di Ettore Masina, con il quale l’anno successivo pubblica Quando dico Speranza, e, infine, nel 1975, Vangelo a caso. Qui la fotografia diventa lo strumento per una narrazione visiva che riconosce nelle diverse condizioni di vita dell’uomo, nei divari sociali e nella sofferenza, il grido inascoltato dell’insegnamento cristiano».
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1b
Biografia
Calogero Cascio nasce il 20 ottobre 1927 a Sciacca (AG), in Sicilia, dove trascorre la maggior parte della sua infanzia e adolescenza.
Stabilitosi a Roma a ventidue anni, durante gli studi universitari in medicina, iniziati a Palermo, si interessa alla letteratura e al teatro.
Subito dopo la laurea in Medicina e Chirurgia comincia a praticare la professione in alcune delle borgate più povere della capitale e ad avvicinarsi alla fotografia, realizzando le sue prime immagini in Sicilia, terra con la quale avrà sempre un viscerale rapporto conflittuale di amore e odio.
«Non posso spiegare come e perché, a trent’anni esatti, decisi di cambiare tutto e diventare fotografo», racconta Cascio, che infatti intraprende la carriera di fotoreporter indipendente entrando in contatto con il mondo dell’editoria che, in quegli anni, vede la nascita, in Italia, di importanti periodici illustrati come “Il Mondo”, diretto da Mario Annunzio dal 1949 al 1966 e con il quale stabilisce un rapporto privilegiato, o “L’Espresso”, fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari.
Negli anni Sessanta realizza numerosi reportage in Italia, Europa, Medio ed Estremo Oriente (Egitto, Israele, India, Nepal, Vietnam del Sud, Laos, Thailandia) e Sudamerica (Brasile, Perù, Colombia, Venezuela).
Insieme ai fotografi Caio Garrubba e Antonio e Nicola Sansone, con i quali condivide l’ideale del reportage giornalistico come azione ‘politica’, fonda nel 1963 l’agenzia Realphoto, contribuendo con Ermanno Rea, Plinio De Martiis e Franco Pinna alla ‘scuola romana’ del fotogiornalismo.
La sua indagine ‘sociale’ e la tensione di testimone degli eventi lo portano a esplorare e indagare campagne, stradee aree periferiche delle città, riportandone delle narrazioni visive – delle picture stories – di impronta antropologica, sociologica e politica, caratterizzate però da uno sguardo empatico, capace di cogliere in ogni contesto il valore universale dell’uomo. È quello stesso sguardo che lo guida fin dalle sue prime fotografie siciliane, immagini di grande efficacia evocativa nel segno della fotografia documentaria, ma anche ‘umanista’, che negli anni Cinquanta indaga il Meridione italiano, con una ‘passione civile’ che trova nella fotografia lo strumento per rivelare con lucidità intellettuale la realtà che si presenta allo sguardo.
Tra le macchine fotografiche che preferisce usare vi è la Leica M2, con tutta la sua gamma di ottiche, e la Nikon Flex per l’utilizzo del teleobiettivo da 300; per le pellicole del bianco e nero rimane fedele alla Kodak Tri X.
L’ideale di «un cambiamento radicale delle strutture della società» nutre il racconto dei suoi quattro fotolibri – Lazzaro alla tua porta (1967), Quando io grido a te (1973), Quando dico Speranza (1974), Vangelo a caso (1975) -, dove la fotografia diventa lo strumento per una narrazione visiva che riconosce nelle diverse condizioni di vita dell’uomo, nei divari sociali e nella sofferenza, il grido inascoltato dell’insegnamento cristiano.
I suoi servizi fotografici, spesso accompagnati da suoi testi, sono stati pubblicati nei più importanti quotidiani e periodici americani ed europei degli anni Sessanta e Settanta come “New York Times”, “Life”, “Look”, “Stern”, “Paris Match”, “Sunday Times”, “The Observer” e, in Italia, “Il Mondo”, “L’Espresso”, “L’Europeo”, “La Stampa”, “Paese Sera”, “Vie Nuove”, “Tempo”, “Orizzonti”. Sue fotografie sono state esposte presso il Museum of Modern Art (MoMa) di New York e in varie mostre collettive in tutto il mondo e fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.
Nei primi anni Settanta affianca alla sua attività di fotoreporter quella di consulente per la comunicazione per poi scegliere, nel 1973, il mestiere di editore, che lo occuperà per tutto il resto della sua vita.
Sempre attento alle varie forme d’arte, dall’inizio degli anni Ottanta intraprende un percorso artistico legato prevalentemente alla pittura e alla scultura.
Muore a Roma il 30 marzo 2015.
I Libri
Lazzaro alla tua porta, introduzione di Ettore Masina, commento fotografico di Calogero Cascio e Caio Garrubba, Roma, editrice a.v.e., 1967
Calogero Cascio, Professione fotoreporter, Roma, Fotografare, 1971
Ettore Masina – Calogero Cascio, Quando io grido a te, Roma, Coines edizioni, 1973
Ettore Masina – Calogero Cascio, Quando dico speranza, Roma, Coines edizioni, 1974
Info:
“Calogero Cascio, Picture Stories, 1956 – 1971” (6 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022)
Orari: Dal martedì alla domenica ore 10.00 – 20.00. 24 e 31 dicembre 10.00-14.00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre.
Biglietteria: in considerazione dell’offerta aggiuntiva rappresentata dalla Mostra oggetto della presente Convenzione e della mostra dedicata a Margaret Bourke White, ospitata presso lo stesso Museo 21 settembre – 21 novembre 2021 la bigliettazione del Museo di Roma in Trastevere sarà articolata secondo le seguenti tariffe.
Dal 7 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022:
biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alle Mostre per l’importo di € 9,50 intero e di € 8,50 ridotto, per i non residenti;
biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alle Mostre per l’importo di € 8,50 intero e di € 7,50 ridotto, per i residenti;
gratuito e ridotto per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Non sarà attivato un biglietto solo Mostra.
Ingresso gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Per i possessori della MIC Card l’ingresso, al museo e alle mostre, è gratuito. Le tariffe potrebbero variare in base alla nuova programmazione del museo.
Per entrare al museo: Attesa del proprio turno a distanza di sicurezza (almeno 1 mt). Misurazione temperatura con termoscanner (non è possibile accedere con temperatura uguale o superiore a 37.5). Esibire il biglietto digitale o la stampa cartacea del print@Home senza passare dalla biglietteria. L’accesso ai musei e alle mostre è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Certificazione verde Covid-19 (in formato digitale o cartaceo).
Nel museo: E’ obbligatorio l’uso della mascherina. Vietati gli assembramenti. Distanza di sicurezza (almeno 1 mt), ad eccezione delle famiglie. E’ disponibile il gel per mani/guanti. Ingresso ai wc contingentato. Si prega di seguire la segnaletica.
Promossa da: Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
In collaborazione con: Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
A cura di: Monica Maffioli con la collaborazione di Diego Cascio e Natalia Cascio.
Organizzazione: Zètema Progetto Cultura.
Info mostra:
Telefono: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
Web:
www.museodiromaintrastevere.it
Giuseppe Longo