Custodire la storia e il territorio
Misilmeri (Pa) – E’ questa la motivazione di fondo che ha spinto l’architetto Giovanni Giannone (in qualità di referente del Comitato Utopia) e di Giuseppe Giglio (caposquadra per la cura del territorio dell’associazione Croce Città Kronia), a provvedere alla pulizia e diserbo del luogo dove sorge la “Cuba” in quel di Misilmeri.
Dalle 7 del mattino alle 10 (ore ancora fresche per sfuggire alla calura) i due si sono adoperati con cesoie e tagliaerba professionale a ripristinare l’accesso all’opera di presa idraulica ipogea (chiamata dai locali “a cubba” oppure cubbiciedda), tagliando sommacchi e rovi che avevano raggiunto dimensioni notevoli.
Dalle caratteristiche geometriche e costruttive e dal toponimo risulta evidente che trattasi di un “Qanat” risalente ad un migliaio di anni fa in un’ epoca nella quale gli arabi erano presenti in Sicilia.
L’opera sotterranea, costituita principalmente da un “corridoio” alto circa 2 metri, lungo 10 metri e largo 80 cm, è stata realizzata in pietra calcarea recuperata in loco; sui muri lato valle sono evidenti tracce d’intonaco idraulico; da quelli lato monte, tra una pietra e l’altra, l’acqua sorgiva era libera di scaturire. Dopo l’andito d’accesso comincia il lungo qanat che, nella sua parte iniziale, risulta sbarrato da pietre squadrate alte circa 40 cm di modo che si potesse formare una vasca che, nel complesso si sviluppa per circa 8 metri. Dal muro lato valle un breve cunicolo conduceva l’acqua, così raccolta, verso l’esterno ad uso dei viandanti.
L’opera di presa idraulica intercettava una sorgente (un tempo cospicua) che scaturiva dal fianco della montagna in contrada Giudice (u jurici, in lingua locale). Essa è posta tra la scarpata e il margine dell’antico percorso che da Misilmeri conduce ancora oggi a Risalaime, località quasi mitica ricca di sorgenti, masserie e mulini dove ancora oggi un ponte a “schiena d’asino”, probabilmente del 1400 , resiste al tempo e all’incuria scavalcando il fiume Eleuterio.
A poca distanza dal ponte esistono i ruderi di una chiesetta dalla quale provengono gli affreschi che ora costituiscono una delle più belle sale della Pinacoteca di Palazzo Abatellis. Essi rappresentano una straordinaria pagina della pittura “rinascimentale” di Sicilia e sono opera di Tommaso de Vigilia. La strada lungo la quale sorge la “Cuba” ripulita oggi, svolgeva un’importante funzione di collegamento tra Misilmeri e Marineo (in ambito locale) ma essa rappresenta un tratto dell’antica e importantissima via che da Palermo (nel mar Tirreno) conduceva verso l’entroterra e, infine, ad Agrigento, sul Canale di Sicilia. L’azione di volontariato, promossa dall’Architetto Giovanni Giannone che ha ridato visibilità alla “Cuba” di che trattasi, non è che uno dei tanti interventi di cura del territorio fatti dal comitato Utopia e dall’ Associazione Croce Citta’ Kronia che hanno di recente interessato Pizzo Cannita (un sito d’importanza straordinaria di ordine geologico, archeologico, paleontologico) e le grotte di Famiano in territorio di Villabate, abitate fin dal paleolitico.
Ma cosa ha spinto Giannone e Giglio ha impegnarsi così a fondo e con costanza? L’amore per i luoghi, le opere e la loro storia nonché la consapevolezza della loro importanza e bellezza.
Ognuno di noi deve sentire la responsabilità di custodirle e valorizzarle, senza stare per forza ad aspettare l’intervento pubblico che non può affrontare tutte le necessità. Per farla breve, i cittadini, in forma singola o associata, possono adoperarsi per la tutela della storia e delle bellezze naturali (che costituiscono patrimonio pubblico ai sensi dell’art.9 della Costituzione) secondo il principio di sussidiarietà esposto all’art.118 sempre della nostra Costituzione. Il cittadino e lo Stato sono due facce della stessa medaglia; i cittadini sussidiano gli Enti Pubblici quando non riescono appieno nei loro compiti e li sollecitano ad adoperarsi nelle loro funzioni, anche con azioni di volontariato come quella di oggi.