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Recuperate sculture e installazioni di Gibellina
Gibellina (Tp) - Un progetto di recupero delle sculture e installazioni di Gibellina: è stato firmato a gennaio 2018 un protocollo di intesa tra l’Accademia di Belle Arti di Brera, il Comune di Gibellina, la Fondazione Orestiadi, e il gruppo Cantine Ermes – Tenute Orestiadi. “Gibellina Restaura”, inserito nel più ampio piano di marketing territoriale “Destinazione Gibellina”, ha visto giungere – prima della pandemia - due docenti dell’Accademia milanese specializzata nel restauro lapideo e del contemporaneo, Donatella Benelli e Elisa Isella, con un primo gruppo di studenti. Poi il Covid ha bloccato tutto, e il restauro è ripreso solo da alcuni mesi. In un primo tempo sono state recuperate sei sculture e installazioni, che sono già diventate dodici. Oggi Gibellina si prepara a mostrare una faccia diversa, basta fare un giro in paese: recuperata l'opera “Senza titolo” di Nino Mustica in vetroresina, che mostrava spaccature e lesioni; la “Ragnatela” di Arnaldo Pomodoro, elemento di scena in vetroresina che presenta diverse spaccature e lesioni. Completata la pulizia e il ripristino di “Macchina per ascoltare il vento” di Giovanni Albanese, in rame, ferro, acciaio e vetro, ricollocata su una nuova base in pietra arenaria. Sul marmo travertino dell’”Omaggio a Tommaso Campanella” di Mimmo Rotella, è stata ripristinata la decorazione pittorica quasi del tutto scomparsa; ed è stato ripristinato l’ ‘”Aratro” in rame, ferro e tufo. Infine è stata ripulita la “Scultura sdraiata” in ferro di Salvatore Cuschera, riposizionata sulla base originaria in pietra arenaria. Recuperati e ripitturati (e ancorati saldamente al terreno) anche gli elementi in ferro della “Citta di Tebe”, realizzata da Pietro Consagra come grande elemento scenografico per l’Edipo Re di Jean Cocteau sulle musiche di Igor Stravinskij, portato in scena nel 1988 sui ruderi di Gibellina Vecchia. Sedici elementi plastici in ferro bianco monocromo che simbolicamente rappresentano i grandi oracoli posti a vegliare sulla città di Tebe. Recuperata e saldata nelle sue lesioni, la “Doppia Spirale” in ferro monocromo di Paolo Schiavocampo (1987), sistemata nel cuore del tessuto urbano di Gibellina in un dialogo armonioso con l'architettura de “Il Giardino segreto” di Francesco Venezia (1992) e le architetture delle abitazioni private. E da lontano, con le “Tensioni” di Salvatore Messina (1979) anch'essa recuperata da ruggine e lesioni. Con il contributo di Cantine Ermes Tenute Orestiadi – che già nel 2018 avevano collaborato al recupero dell'opera musiva “Natura morta” di Gino Severini - è stata restaurata “La freccia che indica l’ombra di una freccia” di Emilio Isgrò. Con il lavoro della ditta Vito Evola di Alcamo si è intervenuti su ”Impronta” di Turi Simeti. Servirebbero invece imponenti risorse economiche per recuperare il “Meeting” di Pietro Consagra, realizzato 1976, massimo esempio di “Città Frontale”, una scultura di grande dimensione abitabile che realizza il “sogno” dell'artista, ovvero la funzione architettonica della sua scultura. Calcestruzzo e ferro sono irrimediabilmente usurati e rovinati dagli agenti atmosferici. Ma è uno dei temi su cui si sta lavorando con la Regione e il Ministero della Cultura.